Nel clima postunitario pieno di buoni propositi di crescita morale della popolazione, l’educazione ha il primo posto e quella femminile un valore  molto specifico. In una relazione del 1859 dopo una ispezione nella provincia, Daneo dichiara di aver trovato molto entusiamo tra gli insegnanti ma ancora molto lavoro da fare per incentivare la nascita di scuole e soprattutto di rivolgere l’istruzione alle donne, se un territorio voglia dirsi davvero civile. Lamenta già in quegli anni la necessità di alzare lo stipendio, allora di 255 lire, perché il lavoro dell’insegnante, per un uomo ma anche per una donna, possa dirsi gratificante perché sufficiente al mantenimento di una famiglia. 

Nel 1862 a Pesaro viene aperta una scuola rivolta alla istruzione delle bambine e l’istituto si trova vicino alla porta che si chiamava porta Fano, dove c’era il convento dei Padri Serviti e la chiesetta consacrata nel 1496 ma  poi abbattuta nel 1922.

 Alla scuola magistrale si accedeva a 15 anni di età. Le scuole magistrali servivano a formare le maestre, di cui nei primi anni di apertura delle scuole pubbliche c’è una grande scarsezza. La scuola aveva anche un convitto. Le ragazze che volevano iscriversi a scuola dovevano superare un esame che richiedeva prove di lettura, di scrittura sotto dettatura, ma soprattutto dovevano produrre un attestato di moralità firmato dal sindaco. 

Una curiosità è rappresentata dall’elenco delle materie, tra cui ci sono calligrafia e “ lavori”. Da  “Norme per le signore ispettrici dei pubblici istituti di educazione femminile” del 1862 si legge che esisteva  un comitato di 10 ispettrici che doveva vigilare sulle scuole elementari femminili, sulla scuola magistrale e sul convitto annesso, con almeno una ispezione al giorno. Curiosa è la prerogativa di dirigere “specialmente i lavori donneschi, d’accordo con la maestra assistente”.

Le magistrali sono oggi in viale XI Febbraio. L’edificio che le ospita fu ristrutturato nel ’52.